MARGHERITA PORETE:
MORIRE SUL ROGO PER AVER SCRITTO UN LIBRO
di Iceblues
La grande mistica nel 1310 fu bruciata con l'accusa di eresia in una
piazza di Parigi alla presenza di una folla immensa e delle più alte cariche
civili ed ecclesiastiche. Anche il suo libro era stato condannato alla
distruzione, ma attraversò indenne i secoli e la sua dottrina illuminò
tantissime anime.
Che dolce trasformazione venir mutata in ciò ch'io amo più di me. Sono a
tal punto trasformata da aver perduto il nome mio per amare, io che so amare
tanto poco; è in Amore che sono trasformata, perché io altro non amo che
l'Amore.
(da Lo Specchio delle anime semplici annientate, di Margherita Porete)
La trasformazione avviene quando l'anima è completamente libera di se stessa.
Ritrova il suo essere essenziale ed originale, che è partecipazione di Dio.
Questo è il grande tema dal Ritorno che Margherita rende con parole poetiche,
vivide e profonde, al livello di altri grandi mistici del suo tempo, come
Meister Eckhart.
(Questa è la storia di una donna mistica che visse nell'Alto Medioevo.
Scrisse un libro che sorprese e spaventò le migliori teste teologiche ed
ecclesiastiche dell'epoca: la donna finì sul rogo ed il suo libro fu bruciato
con lei. Ma non tutte le copie del libro si ridussero in cenere. Alcuni
manoscritti, redatti nelle più importanti lingue volgari, circolarono per i
monasteri d'Europa superando le barriere geografiche, linguistiche e
temporali. Le parole di Margherita Porete giunsero fino al Rinascimento ed
oltre, influenzando teologi, filosofi, scrittori, uomini di Chiesa, i cui nomi
si ricordano e si studiano più della per tanto tempo anonima e dimenticata
autrice dello Specchio delle anime semplici annientate).
Margherita Porete è tutta dentro il suo Libro. Lei e lo Specchio sono
la stessa cosa. Lei è anche dentro gli atti dei processi che subì
dall'Inquisizione. Fu condannata, ma molti teologi e sacerdoti che lessero il
suo Libro e la conobbero diedero giudizi positivi sul suo pensiero.
(Margherita di Valenciennes, nata intorno al 1250-60, fu beghina durante
il regno di Filippo il Bello. Il vescovo di Cambrai, Guido II, già prima del
1306, aveva fatto bruciare pubblicamente nella piazza di Valenciennes lo Specchio
ed interdetto Margherita minacciandola di scomunica. Anche il successore di
Guido II, Filippo di Marigny, minacciò Margherita. La successiva accusa fu
pronunciata dall'Inquisitore provinciale dell'Alta Lorena).
Cosa dice di così tremendo e rivoluzionario lo Specchio?
L'anima non deve desiderare più nulla per essere capace di volere
esclusivamente il volere divino. Deve compiere un cammino regale verso il
paese del non voler nulla.
Madamigella Conoscenza, illuminata dalla grazia divina, insegna ai marris
(desolati), come iniziare il cammino.
Ha scritto Marylin Doiron: "La vita marrie è una vita bloccata o
ferma ai primi stadi, a causa dell'attaccamento ad una ricerca egocentrica di
virtù. Anche se l'anima dei marris è bloccata ai primi stadi della
conoscenza, tuttavia è possibile innalzarsi ed arrivare ad un più alto grado
di perfezione"
E come si arriva a questo grado di perfezione? Si arriva grazie alla
conoscenza di sé: l'anima comprende gli abissi di ogni povertà, e "vede
sé al di sotto di tutte le creature, in un mare di peccato". L'anima si
riduce a niente e a meno che niente, comprende che "solo Dio è, mentre
lei non è". Così la volontà divina può operare "in lei senza di
lei", ovvero senza l'intervento egocentrico dell'anima. Non si tratta di
quietismo.
Scrive Margherita: "Tali persone governeranno un Paese se sarà
necessario, ma tutto verrà fatto senza di loro".
(Margherita Porete rifiutò di comparire davanti al tribunale
dell'Inquisizione. Il rifiuto si protrasse per un anno e mezzo. Trascorse
questo periodo in prigione, a Parigi. Non ritrattò neanche di fronte alla
minaccia del rogo. Fu quindi dichiarata eretica e relapsa - cioè recidiva - e
consegnata, il 31 maggio del 1310 - com'era prassi, dopo la condanna
ecclesiastica - al braccio secolare, perché eseguisse la condanna. Il primo
giugno del 1310 Margherita fu arsa viva in place de Greve, alla presenza di
una folla immensa e delle più alte cariche civili ed ecclesiastiche).
Nello Specchio, Margherita mette in scena un dialogo tra personaggi
allegorici, com'è tradizione della letteratura cortese: Anima, Dama Amore,
Cortesia, Intendimento d'Amore, si confrontano con Ragione, Intendimento di
Ragione e con le Virtù. Il Fine Amour, l'amore idealizzato dei trovatori,
conduce qui, nella sua trasposizione spirituale, a Dama Amore che rappresenta
l'essenza di Dio.
L'Anima deve lasciar perdere le norme esteriori dell'obbedienza che prima
aveva osservato in maniera scrupolosa. L'Anima è interamente passiva e
dipende dalla volontà divina che opera in lei senza di lei, cioè
senza che l'Anima prenda alcuna iniziativa.
Margherita, in largo anticipo sui tempi, intende che ci si salva con la fede
senza le opere; questo è uno dei grandi temi della mistica renano-fiamminga,
il tema del patire Dio.
Anima e Amore tentano di convincere Ragione. Ma Ragione, stupita e scioccata,
non regge a quelli che considera paradossi, e muore. La morte della Ragione
lascia spazio ad una più profonda comprensione di Dio. L'Anima intanto
abbandona le Virtù, e si innalza al di sopra di esse nella "sovrana
libertà dell'Amore".
(L'ultimo, decisivo processo a carico di Margherita Porete fu istituito
dall'Inquisitore generale del Regno di Francia, il famigerato domenicano
Maestro Guglielmo di Parigi che era anche il confessore di Filippo il Bello,
ed aveva presieduto in modo sinistro il clamoroso processo per eresia contro i
Templari).
Peter Dronke ha scritto sullo Specchio: "I passaggi lirici e quasi
drammatici si integrano bene con l'insieme della composizione; una tensione
drammatica spontanea può nascere dagli scambi e dai conflitti tra le
proiezioni che Margherita fa delle forze interiori e delle forze celesti e tra
questi è Dama Amore che dirige".
Il cavaliere, simbolo dell'anima affrancata, abbandona tutto per seguire Dama
Amore. Non si aspetta nessuna ricompensa, soltanto quello che Dama Amore gli
donerà spontaneamente, cioè l'amore cortese.
(Tre chierici coltissimi - forse sollecitati dalla stessa Margherita - diedero
un giudizio favorevole sullo Specchio che contrastava con la condanna
pronunciata dai teologi dell'Università di Parigi . Si trattava di Giovanni,
un frate minore; Franco, un cistercense dell'abbazia di Villers in Brabante;
il famoso teologo Goffredo de Fontaines, originario delle Fiandre, ex rettore
dell'Università di Parigi.
E cioè: un rappresentante della tradizione monastica; un rappresentante dei
movimenti spirituali più avanzati dell'epoca; un rappresentante della scuola
teologica ufficiale e del clero secolare).
Il cistercense apprezzò il libro senza riserve; Goffredo ed il francese
manifestarono profonda ammirazione, ma avvertirono che il libro doveva essere
mostrato a persone preparate, in caso contrario poteva essere pericoloso).
Nella letteratura dei trovatori in lingua d'oc, Fin Amour è il frutto della
fedeltà e del coraggio dimostrate dall'amante nelle prove che la Dama gli ha
imposto: la sua caratteristica è la Gioia, entusiasmo conquistatore ed allo
stesso tempo un sentimento legato al possesso completo dell'oggetto amato.
Nello Specchio - ma non è l'unico esempio - c'è la versione
spiritualizzata ed interiorizzata di questi temi.
(Un sacerdote si schierò dalla parte di Margherita. Guiard de Cressonessart,
per aver aiutato e difeso Margherita, fu arrestato a Parigi nel 1308, per
ordine dell'Inquisitore Guglielmo. Anche Guiard rifiutò, per un anno e mezzo
- era il lasso di tempo legalmente accordato agli accusati affinché avessero
modo di pentirsi e riflettere - di presentarsi davanti al tribunale
ecclesiastico. Nel marzo del 1310, Guglielmo riunì un'assemblea di teologi e
canonisti della facoltà di Parigi per deliberare sui due casi.
Margherita e Guiard furono dichiarati colpevoli di eresia, e - ammenoché non
abiurassero - sarebbero stati consegnati presto al braccio secolare perché
eseguisse la condanna. Guiard abiurò e fu condannato alla sola detenzione a
vita, mentre Margherita non ne volle sapere.
L'Inquisitore Guglielmo riunì in Assemblea solenne i teologi più illustri
dell'Università di Parigi. Lo Specchio e la sua autrice furono
condannati).
Il non volere è la chiave del non avere e del non sapere, del non pensare
nulla nel Lontano-Vicino. Al di sopra della conoscenza razionale come del
desiderio egoista, bisogna compiere un cammino lunghissimo per arrivare dal
Paese delle Virtù - dove restano i marris - a quello dei dimenticati,
dei nudi, degli annientati o dei glorificati, che si trovano nello stadio
più alto, là dove Dio non è "conosciuto, né amato, né lodato da
queste creature se non per il fatto che non si può conoscerlo, né amarlo né
lodarlo. Ciò è la somma di tutto il loro amore e l'ultima tappa del loro
cammino"
(Le persecuzioni giudiziarie dell'Inquisizione non si placarono con la morte
di Margherita. Lo Specchio si diffuse nell'Europa del XIV e XV secolo.
Superò le barriere geografiche, linguistiche e temporali, come non era
successo a nessun altro scritto mistico medievale in lingua volgare. Sono
pervenute versioni dello Specchio in francese antico, inglese medio,
perfino in latino - si tramanda che Margherita avesse tradotto la Bibbia in
volgare, era coltissima e forse collaborò lei stessa alla traduzione in
latino del suo libro.
A Vienne, nel Delfinato, nel 1311/12 si svolgerà il famoso concilio che
condannerà la mistica nordica, specialmente quella di Meister Eckhart e dello
Specchio: Margherita Porete e Meister Eckart saranno erroneamente
indicati come appartenenti alla setta eretica del Libero Spirito).
Il concilio di Vienne darà allo Specchio la patente definitiva di
opera eretica, regolarmente confiscata da tutte le Inquisizioni d'Europa, fino
al Rinascimento. Questo non gli impedì di godere di un grande successo, ma
allo stesso tempo fu esiguo il numero dei manoscritti che scamparono alle
confische.
E' sicuro che fu un'opera di grande successo, che suscitò enorme scalpore,
sia durante la vita dell'autrice, sia dopo - basti pensare all'impressionante
spettacolarizzazione del suo processo, al quale parteciparono tutte le menti
più eccelse della Sorbona. Notevoli furono gli sforzi dell'Inquisizione per
fermare la circolazione del libro. Lo Specchio è il libro-fantasma le cui
tracce si possono trovare in prestigiosi testi della letteratura spirituale
successiva. Ma è nel Nord Italia, dove lo Specchio circolò nella
versione latina ed in italiano, soprattutto nella prima metà del XV secolo,
che creò maggiore scompiglio - questa però è un'altra storia).
Per raggiungere lo stadio di perfezione bisogna seguire la Ragione e la Virtù
e nutrirle - "consiglia" Margherita - "fino ad
ingozzarsi": solo dopo si potrà dire, insieme ad Agostino, "ama e
fa ciò che vuoi".
Invita a superare il sapere dogmatico che lei conosceva benissimo - non a
caso, in alcuni manoscritti, è chiamata "beghina sacerdotessa".
(San Bernardino da Siena si scaglia contro lo Specchio nei sermoni che
tiene tra il 1417 e il 1437; a Padova, nel 1433 i benedettini bandiscono il
libro dai loro conventi; i gesuiti di Venezia, accusati di aver fatto dello Specchio
la loro lettura prediletta e di simpatizzare con l'eresia del Libero Spirito,
sono dichiarati innocenti dai due inquirenti inviati nel 1437 da papa Eugenio
IV, mentre l'Inquisizione agisce a Padova. La questione di Venezia in seguito
si ritorce contro il papa che, deposto, viene accusato di essere favorevole
allo Specchio.
Ad accusarlo è Maestro Giacomo, probabilmente l'inquisitore padovano che
aveva scritto sullo Specchio "numerose esecrazioni e
riprovazioni". Giacomo parlò al concilio di Basilea, nel 1439, dei
trenta capitoli dello Specchio giudicati eretici dai padri del concilio
e chiese il rogo per i 36 esemplari posseduti, secondo lui, dalla commissione
che aveva esaminato il libro di Margherita. Non si sa se le 36 copie siano
state davvero bruciate).
Bisogna passare attraverso tutte le Virtù prima di poterle superare.
L'Anima, quando si trova nello stadio di "cieca vita annientata",
fatta di distacco, morte dello spirito, aspira ad una capacità di
comprensione alla quale non possono arrivare né Ragione, né Filosofia e
neppure la Teologia. Vi si arriva in un istante o moment d'heure,
grazie al balenìo del Lontano-Vicino, uno degli stadi più alti di
perfezione, quello di "vita annientata illuminata". Perciò non si
può speculare sull'Essere, lo si sperimenta in un patire: il meno
dell'Anima lascia spazio al più di Dio, cioè alla trascendenza
dell'essere increato. A questo punto il pensiero non ha più nessun potere
sull'Anima, il suo pellegrinaggio si è compiuto, così il suo potere le viene
reso, dal momento che non ne farà più un uso egoistico. L'Anima è arrivata
nel punto più alto, l'Anima si allieta di non poter mai affermare tutta la
ricchezza del suo amante. E' questo il tema della beata ignoranza, uno
dei grandi temi della mistica fiammingo-renana.
(Nel 1473 l'eresia dei "sostenitori dell'anima semplice" è
denunciata dal francescano Pacifico di Novara. In Francia Jean de Gerson,
cancelliere dell'università di Parigi dal 1395 al 1425, ebbe fra le mani un
libro sull'Amore di Dio scritto da una certa Marie di Valenciennes.
Valenciennes è la città di Margherita: qui il suo libro fu bruciato per la
prima volta. La descrizione dell'opera fatta da Gerson ha indotto i critici a
pensare che si trattasse dello Specchio; il nome Marie poteva essere un
errore del copista. Gerson riconosce che si tratta di un libro di incredibile
acume, e mette in guardia contro di esso. Ma un secolo più tardi il libro sarà
difeso e ammirato da Margherita di Navarra, sorella di Francesco I, in
rapporti di amicizia con il convento della Madeleine, di Orleans, da cui
proviene la sola copia accessibile della versione originale dello Specchio
in francese antico, che si trova attualmente a Chantilly. Margherita di
Navarra, la regina poetessa, nelle sue Prigioni afferma che lo Specchio
delle anime semplici è fra i libri più affini alla Sacra Bibbia:
"Ma fra tutti uno (libro, ndr) ne vidi di una donna/ che cento anni
scritto e ricolmo di fiamme/di carità sì tanto ardentemente/ che nient'altro
che amore era il suo dire/inizio e fine di tutto il suo parlare.)
La verità spirituale che l'autrice dello Specchio vuole far conoscere,
se verrà capita, aiuterà l'Anima a diventare semplice. Così, mostrando i
vari stadi del cammino dell'Anima, si arriva alla comprensione del tema
centrale del libro: l'affrancamento dell'anima, che si ottiene annientandosi
in Dio attraverso l'amore, arrivando perfino a trasformarsi in Dio.
(Margherita non ha contrastato il dogma. Spesso si muove nella tradizione dei
Padri della Chiesa. Perché allora l'Inquisizione la condannò? Per la sua
indifferenza nei confronti delle pratiche e degli avvenimenti esteriori -
l'anima affrancata non desidera né rifugge messe e sermoni. Non si cura né
del Paradiso né dell'Inferno, perché il Paradiso non è altro che
"vedere Dio". La Chiesa avvertì un grande pericolo in Margherita e
nella sua mistica: teorizzava e sperimentava - espressa per di più in lingua
volgare - l'essenziale libertà dell'anima che abbandona le virtù e non è più
al loro servizio, visto che l'anima non le pratica più. Ecco perché gli
Inquisitori bruciarono Margherita ed il suo libro).
Nello Specchio Margherita distingue tra le anime interessate e
quelle che chiedono Fine Amour. Disprezza le anime interessate; per lei
sono asini, montoni, "cercatori di paradisi terrestri": "Se si
salvano è in modo assai poco cortese"…
(Ma quelli che chiama villani di cuore, mercanti, piccoli spiriti, non hanno
connotazione sociale. Villani possono essere il clero dell'Università di
Parigi che la condannò, o gli ordini religiosi che la disconobbero e perfino
le stesse beghine che non la compresero.
Perché Margherita Porete era anche un grande spirito polemico: "Coloro
che non hanno nulla da nascondere non hanno nulla da mostrare". La sua
coerenza fa coincidere la sua vita con i suoi scritti: ecco perché rifiuta di
comparire davanti al tribunale ecclesiastico e di ritrattare per evitare il
rogo. Questo scrupolo di coscienza l'ha portata anche a spiegare una
contraddizione presente negli autori mistici: dicono che non si può dire e
conoscere nulla di Dio, eppure scrivono a profusione sull'argomento.
Margherita spiega semplicemente che scrisse il suo Specchio per una
necessità provata prima della liberazione della sua anima, quando faceva
ancora parte dei marris, quando "vivevo di latte e pappa ed ero
sciocca").
Ci congediamo da Margherita Porete e dal suo Specchio con le parole del
teologo Longchamp sul tema medievale dello specchio: "Lo specchio
rinvia la sua immagine all'uomo che vi si guarda; lo specchio evoca anche la
conoscenza di sé, con l'idea di una purificazione, di un'assimilazione a un
ideale morale. D'altra parte, il latino speculum designa in senso lato
ogni pittura o rappresentazione; significa quindi quadro, ritratto, se non
addirittura descrizione. Lo specchio diventa così strumento di conoscenza, ed
è latore di un insegnamento, sia di tipo puramente informativo sia normativo.
Questo senso lato del termine ha dato luogo, durante il Medioevo ed oltre, ad
un'abbondante serie di Specula.
Margherita Porete - Specchio delle anime semplici annientate - ediz. San
Paolo
Georgette Epiney - Burgard Emilie Zum Brunin :Le poetesse di Dio- L'esperienza
mistica femminile nel Medioevo - ed Mursia
Georges Duby - Micelle Pierrot: Storia delle donne - Il Medioevo - ed Laterza
Da: http://www.fuorispazio.net/def_archive_pageshow.php?
direktorijum=Ottobre,Novembre,Dicembre_2003&fajl=margherita_porete.html