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Recensioni:

 

1. Riforma

Un libro di Piero Baral: “Diario di Ada”- operaia in Manifattura

La memoria di ciò che siamo

Per quattro anni,dal 1990 al 1994, la sua storia è stata raccontata nella «telenovela”  di “non tutto è valle”, un piccolo settimanale operaio (130 copie) edito da un gruppo di lavoratori della val Chisone. Un racconto della vita di fabbrica, il “Cotonificio” (oggi la Manifattura) e del comportamento dei lavoratori verso i piccoli e grandi problemi della condizione operaia.

Ada, assunta con una raccomandazione, fa il part-time: lavora solo  il sabato e la domenica: la sua assunzione è il frutto di un accordo del sindacato che ha offerto flessibilità in cambio di occupazione. Uno di questi sindacati è rappresentato in fabbrica da lavoratori che hanno la tessera “consigliata” dal padrone. Le cose della fabbrica non si raccontano fuori. Insieme alla produzione l’operaio «deve dare al padrone anche il silenzio».

Ada però racconta la sua storia a puntate. Scopre che le sue ferie sono decise dalle esigenze di produzione; che in una fabbrica di donne comandano gli uomini, che le operaie assunte con il contratto di formazione-lavoro sono ricattate e non fanno sciopero; che c’è chi fa persino 56 ore di lavoro la settimana; che lo sciopero politico- contro la guerra in Iraq del 91 – è di 5 minuti.

Nella sua vita di fabbrica Ada scopre i momenti di crisi, gli esuberi, i contratti di solidarietà, l’incendio dei materiali e la conseguente cassa integrazione, l’ammonizione disciplinare. Poi Ada ottiene finalmente il «lavoro regolare» e con questo partecipa alle lotte, vive la cassa integrazione, la vita a casa e il rientro in fabbrica. Vive il taglio del salario e il prestito al padrone per consentire nuovi investimenti. Scopre la democrazia sindacale che non c’è, la ricerca di unità d’azione con le operaie di altri stabilimenti della Manifattura. Fa le riunioni e le manifestazioni fuori della fabbrica, conosce la crisi industriale delle valli.

La storia di Ada si intreccia con la storia della sua famiglia, delle sue compagne di lavoro, dei suoi progetti di vita con Franco, della vittoria politica della destra. Ada pensa ogni tanto ai negro spirituals. Anche loro lavoravano il cotone. Oggi ci sono altri «schiavi con tanto di diritti civili … che attendono i tempi peggiori. È di nuovo ora di cominciare a cantare per farsi coraggio?» 

Nella storia di Ada, c’è la storia della valle, coi posti di lavoro che non ci sono più. In cui gli operi non possono nemmeno licenziarsi perché non ci sono altri posti di lavoro. C’è la storia della generazione che oggi ha trenta quarant’anni che vive la sua vita in un contesto di “telenovele” televisive, che ti illudono che il mondo non sia quello della vita quotidiana di Ada.

Di questo si è discusso alla presentazione del libro alla Università della Terza età di Perosa. Nel dibattito si è ricordata la memoria dell’oggi: la debolezza del sindacato, la mancanza di alternative, ma anche l’attaccamento al lavoro che c’è. La dignità del lavoro anche se difficile e logorante è meglio del niente del disoccupato. «Non si sputa nel piatto dove si mangia» ha ricordato un’operaia.

Il libro si completa anche con una parte documentaria sulla realtà industriale. Il suo curatore, Piero Baral, si conferma come un attento lettore della vita sociale della valle. Insomma un libro che si può leggere per conoscere meglio ciò che siamo.

Giorgio Gardiol- Riforma/l’eco delle valli valdesi

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Piero Baral,  Diario di Ada, Torino, marzo 2004, 140 pag., edizioni PonSinMor, 13 euro.    

 

 

 

2. L'Eco del Chisone

Quattro anni di diario, tra vicende personali e storia di una valle in declino 

Ada, operaia in Manifattura 

Fino al '94 era uscito su “Nontuttoèvalle”: oggi la telenovela è diventata quasi un libro profetico - Lucia Sorbino

 

Un piccolo diario, di quelli che ci scrivi brevi appunti: flash di una vita che corre veloce e che non vuoi farti scappare. Ada è appena una ragazza, ha una ventina d'anni e come molti altri giovani della valle non ha continuato gli studi. Ma non ha messo da parte i sogni.

Con una raccomandazione conquista un part-time (sabato e domenica) alla Manifattura di Perosa: è il primo lavoro e si aspetta qualcosa di buono. Troverà disillusioni e sofferenze ma anche molte occasioni per riflettere e diventare donna.

La storia di Ada era stata raccontata sul foglio operaio "Nontuttoèvalle" (settimanale da 130 copie). Dal '90 al '94 Ada si era confidata con una ristretta cerchia di lettori e aveva parlato a puntate, in una rubrica dal titolo ironico: "Telenovela".

Oggi la telenovela è diventata un diario, curato da Piero Baral (alla sua seconda esperienza letteraria) e fresco di stampa grazie alla piccola casa editrice PonSinMor di Torino.

Ada entra in fabbrica piena di speranze: «Ci si attacca e punta i piedi per resistere al rumore, ai ritmi, alla voglia di scappare». Era il 3 novembre del '90 e due settimane più tardi già si chiede se «davvero deve ringraziare per questo lavoro» che le toglie perfino la voglia della discoteca il sabato sera. «Sono troppo stanca, mi obbligano a fare straordinari tre volte la settimana». Un lavoro che tanto aveva sognato e che invece pian piano imbozzola la primavera della sua vita in una ragnatela di fili di cotone.

La Manifattura diventa lo scenario (talora rovente) in cui Ada impara a conoscere il sindacato, scopre concetti come esuberi, assenteismo, contratti di solidarietà, mobilità, Iva (non Zanicchi!), tagli salariali. Qui sperimenta la crisi, gli scioperi, assiste al doppio rogo che infiamma la Manifattura (con conseguente cassa integrazione), si confronta con le difficoltà delle altre aziende di valle. Ai "ring" Ada sente gli echi della guerra in Iraq del '91 e quelli che provengono dall'ex-Jugoslavia.

Lei li appunta sul suo piccolo diario, accanto a mille gesti quotidiani: un gelato alla fragola, un paio di pantaloni nuovi, Salza music, la gita in montagna col fidanzato Franco a riempirsi i polmoni di aria pura.

«Sempre caldo in mezzo al cotone. Nessun canto, tanto meno gli spiritual negri nati in mezzo ai campi di fiocchi bianchi. Come quegli schiavi, ma con tanto di diritti civili… È di nuovo ora di cominciare a cantare per farsi coraggio?». Ada se lo chiedeva, dolente e disillusa, il 5 luglio del '94: l'11 decideva di mettere la parola fine alla sua telenovela.

Dieci anni dopo, tutti noi (in testa le donne e i giovani alle prese con una giungla che prevede oltre 40 tipi di contratti "atipici" e nessuna garanzia per il futuro) sperimentiamo ogni giorno che se qualcosa nel mondo del lavoro è cambiato è solo in peggio. La Manifattura, ce lo hanno raccontato Ada e il suo burattinaio Piero Baral, è stata un laboratorio in cui molto è stato sperimentato: su tutto accordi sindacali strani e la tanto decantata flessibilità (leggi precarietà).

Il "Diario di Ada" è la memoria di una generazione, la storia di una valle che ha perso migliaia di posti di lavoro e anche una miniera di informazioni: «Per capirle occorre aver vissuto le problematiche sindacali degli ultimi vent'anni o lavorare adesso in una fabbrica qualsiasi; ormai - avverte Franco Polastro nella sua postfazione - tutte le fabbriche sono diventate (ahinoi, ndr) piccole e grandi "manifatture"».

 

3.Liberazione 1 maggio 2005

La proprietà annuncia il licenziamento di 600 dipendenti su 1.150. L'85% sono donne. Come Ada, il "personaggio collettivo" che fa la cronaca del conflitto
Torino, futuro scuro alla Manifattura Legnano di Perosa (252 addetti). Una lotta lunga venti anni
Erminia Emprin
Arriva dalla provincia di Torino l'ennesima storia della preoccupante crisi del tessile: il gruppo Legnano, proprietario della Manifattura di Perosa, ha annunciato di voler licenziare 600 dei suoi 1.150 dipendenti e oggi le lavoratrici e i lavoratori in cassa integrazione a rotazione non sanno a quale futuro vanno incontro. Di questi, l'85% sono donne.

E' una storia conflittuale e lunga 20 anni quella dello stabilimento torinese, che contiene per intero l'esperienza quotidiana in fabbrica e le sue ripercussioni sull'esistenza delle dipendenti e sulla loro vita di relazione. E' così dal 1983, quando per 120 neoassunte fu introdotto un part -time di 25 ore che comportava di lavorare esclusivamente su due turni continuativi, giorno e notte, il sabato e la domenica, con un rientro un giovedì ogni due settimane, e un salario pari al 75% della paga normale. Per 12 anni Democrazia Proletaria prima e Rifondazione comunista poi sono scesi a fianco dei lavoratori e delle lavoratrici, con la formazione di un un collettivo e con la diffusione di numerosi volantini.

Tutto questo è raccontato in un libro prezioso, il "Diario di Ada, operaia in Manifattura. Cronache di lotta operaia in Val Chisone", a cura di Piero Baral e edito da Pon Sin Mor a Torino, nel 2004. L'opuscolo nasce da un'esperienza di paziente connessione tra fabbrica e territorio, realizzata attraverso un piccolo settimanale operaio, "Non tutto è valle", venduto in Val Chisone dal 1990 al 1994. Le notizie che il giornale pubblicava (130 copie riprodotte in fotocopia e distribuite a mano) erano le segnalazioni di operai e delegate su quanto succedeva nelle fabbriche della Valle. "Non tutto è valle" pubblicò a puntate (nella rubrica "Telenovela") il diario di Ada, un personaggio collettivo che narra la sua esperienza quotidiana. Ma il volumetto fa di più: arricchisce il racconto con la documentazione sia delle lotte sociali che hanno accompagnato il decollo del tessile in Val Chisone nel secondo dopoguerra, sia di quelle che negli ultimi anni si sono misurate con una deindustrializzazione senza alternative. Non si tratta dunque di semplice testimonianza o di archeologia della memoria, ma della ricostruzione e valorizzazione di un pezzo importante della storia della valle, che mette il protagonismo operaio al centro della conquista di migliori condizioni di vita. Un brano, quello del 30 maggio 1994, come esempio: «Ada ha sentito discutere in Manifattura della notizia, passata anche in TV, del licenziamento di quattro operaie perchè iscritte al sindacato. Nella fabbrica tessile Manuero 2000 di Nereto (Teramo) le altre operaie vedevano come nemiche le quattro, appoggiando il padrone che le accusa di non accettare i ritmi imposti e "necessari per ottenere la produzione richiesta". Le operaie minacciavano sciopero contro il sindacato». Il "Diario di Ada" ci restituisce anche le ragioni della strenua resistenza operaia ad accettare accordi che riducono i diritti in cambio del posto del lavoro: «Ada in questi giorni è ansiosa, aspetta la conferma come operaia. Si può quindi capire come ha preso il licenziamento di un'operaia per assenteismo (dice la direzione...). Il cdf ha risposto con un comunicato di condanna e le operaie han fatto sciopero un'ora con assemblea. Ma di più non c'è stato e l'operaia licenziata, benché malata e sola con due figli, dovrà sostenere il suo diritto a lavorare servendosi della sola difesa sindacale... Il cdf parla di clima di "terrore" e di carichi di lavoro insostenibili: Ada sa ormai bene cosa vuol dire...», brano dell'8 marzo 1992. La ragione di fondo dell'importanza di libri come questo, come sottolinea Franco Polastro nella postfazione, sta nella costruzione di questa consapevolezza: che «tutti quelli che vogliono dare una mano ad Ada non possono trovare la scusa di non sapere cosa fare».

Libro consultabile su http://www.pinographic.altervista.org/


Il cd del pdf di "Nontuttoèvalle" si può richiedere a pbaral@alice.it